venerdì 15 ottobre 2010

Tempo di vacanze


 Ho bisogno di una vacanza, per molte ragioni. La prima è che una vacanza non fa mai male. La seconda è che il mio lavoro, la parte che si può definire lavoro, è piacevole, quindi è già una specie di vacanza. Perciò una vacanza sarebbe una vacanza al quadrato. E poi perché scrivere dei luoghi in cui si fanno le vacanze è più fico. E allora decido, mi prendo le vacanze. Traggo ispirazione da Michele Santoro, che dopo un estate passata ad attendere che la dirigenza gli desse l'ok per il programma (e il suo è il più visto di Rai2, che non s'inventassero nulla sul sistema aziendale), ora si vede sospeso per 10 giorni (cioè due puntate) senza stipendio. Per aver detto “vaffanbicchiere”: era il colorito finale di una metafora in cui spiegava attraverso le aziende e le fabbriche il paradosso della situazione in Rai e del suo asservimento al governo.

Il direttore si è adirato (perché in effetti, vaffanbicchiere è una parola esteticamente brutta) senza essere mai esplicitamente nominato e lo ha sospeso. “Non è censura”, dichiara e poco importa se nemmeno il presidente della rete è d'accordo. Quello che importa è che è un proficuo metodo per farsi vacanze e prendersi qualche rivincita coi propri capi. La mia situazione è molto diversa da Santoro, per esempio lui prende un sacco di soldi io no, ma proprio per questo non faccio danno a nessuno a farmi sospendere. A lui rompono le palle a me no: posso passarci sopra.
Vaffanbicchiere Valentino e vaffanbicchiere Alice, perché è come se una fabbrica di bicchieri a nome 4 Magazine mi chiedessi di vendere i miei bicchieri riempiendoli delle stupidaggini con cui riempio questi articoli. Ok, l'invettiva è venuta un po' sbilenca, ma spero solo che mi sospendano per 10 giorni senza stipendio: tanto amen, l'Inps ha confermato che i precari non prenderanno mai la pensione.
E con quei dieci soggiorno come ospite e villeggiante al festival di Roma e mi godrò i 20 minuti di anteprima di Dylan Dog. Non se se li avete visti ma, a meno che produttori, scrittori, regista non abbiano mai letto un albo di Dylan Dog (probabile), pare più un singolare caso di omonimia che una trasposizione del fumetto. Dylan picchia, spara, salta e corre come fosse Schwarzy. L'inquietante parallelismo ha già reso l'eventuale vacanza un piccolo incubo.

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