sabato 5 maggio 2012

Theo Angelopoulos

L'uomo che filmò il tempo

Morire prima del tempo, investito da un motociclista anziché spento dalla vecchiaia. La morte di Theodoros Angelopoulos il 24 gennaio è un paradosso per un regista che il tempo, il suo scorrere e il suo restare, ha sempre saputo catturarlo.
Theo è morto all'età di 77 anni nel Pireo, nel cuore di quella Grecia che l'ha cresciuto e che l'ha formato nel bene e nel male, culturalmente, artisticamente e politicamente. Quella Grecia che dai colonnelli al fallimento economico ha visto sempre sull'orlo o dentro il baratro. Il suo film d'esordio, Ricostruzione di un delitto fa notare subito come il suo cinema poetico e politico era fatto per incidere sulla realtà e sul mondo attraverso i mezzi della settima arte, il linguaggio puro: l'intreccio tra Kurosawa e Otto Preminger si forma sotto una visione del cinema severa, difficile eppure incredibilmente affascinante.
E se ogni visione del cinema è una visione del mondo, quella di Angelopoulos è epica, in senso omerico e brechtiano: I giorni del '36 vede la dittatura che si avvicina, la nascita del fascismo greco, attraverso il teatro, il quale diventa metafora totale nella Recita, il suo capolavoro del '75, in cui un gruppo di attori vaga nello spazio della Grecia militarizzata e nel tempo della sua storia senza più cuore, punti fermi di riferimento.
Da quel momento, Angelopoulos è diventato il cineasta del tempo, della durata, dell'inesorabile eppure infinito movimento del cosmo, portando il piano sequenza allo stato dell'arte. Alti e bassi, capolavori e manierismi, ma anche la capacità di plasmare il mondo – non solo una sua porzione – attraverso lo sguardo: di Ulisse, come quello che gli fece vincere il gran premio della giuria di Cannes nel '95, tre anni prima della Palma d'oro per L'eternità e un giorno, odissee che lo portarono in Europa, dentro l'Europa, lasciando una trilogia incompiuta, antica eppure densissima di futuri: La sorgente del fiume e La polvere del tempo sono il testamento doloroso di un uomo che ha guardato al futuro non come un'incognita, ma come una fuggevole consapevolezza. Come i “tre minuti” di Chacun son cinéma con cui si è idealmente ricongiunto a Mastroianni e Antonioni, volando assieme a loro.  

(Pubblicata su The Cinema Show)

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