sabato 5 maggio 2012

2 Broke Girls


In tempi in cui chiunque e da qualunque pulpito parla di crisi, vengono in mente sacrosante parole pronunciate da Lillo & Greg in Figlio mio, ovvero dritte per svoltare: “C'è la crisi, c'è la crisi, ma tutti hanno per lo meno due macchine”. O due cameriere, come nel caso del diner – quei ristoranti molto cheap che sono più americani della Statua della Libertà – in cui è ambientato 2 Broke Girls, la nuova serie CBS creata da niente meno che dal Michael Patrick King di Sex & The City e dalla stand-up comedian Whitney Cummings, protagonista e autrice di un'altra sitcom del momento, l'omonima Whitney di NBC.
Le 2 ragazze al verde del titolo sono Kat Dennings, giovane bomba sexy vagamente punkeggiante (la ricercatrice di Thor o la Susan di Charlie Bartlett), e Beth Behrs, biondina più ossuta di Barbie, ossia Max e Caroline, cameriere che si conoscono per una circostanza sfortunata: Caroline deve trovarsi un lavoro dopo che il ricchissimo padre è finito in galera per una truffa piramidale e Max, oltre a ospitarla, deve insegnarle a vivere il passaggio dalla ricchezza di Manhattan alla povertà di Brooklyn, come dire da Gossip Girl a Shameless. Ma ovviamente nessuno è maestro e nella vita, specie senza un soldo in tasca, siamo tutti allievi.
Lo spunto di partenza ricorda, oltre a molti altri, quello imbarazzante di Material Girls, indecente filmetto delle sorelle Duff, ma grazie al cielo si va a parare da altri parti, quelle di una situation comedy più tradizionale, con tanto di risate fuori campo, che prova a raccontare in modi più o meno contemporanei il lato ilare della crisi economica. A essere sinceri è poco meno di un pretesto, visto che non è una bancarotta a scatenare l'incontro ma uno schema Ponzi, un reato comune in America da ben prima del crollo delle banche; ma poco importa perché l'obiettivo della serie è quello di raccontare il contesto sociale della povertà, dandogli precise coordinate geografiche – almeno limitate a New York – e culturali, con lo scontro tra Max e i ragazzi hipsters che si fingono poveri nell'aspetto.
King e Cummings descrivono tutta una serie di barriere, limiti sociali ed economici, che i personaggi cercano di sondare e di infrangere finendo però per finirci contro: ricchi contro poveri, bianchi contro latino-americani, fighetti contro proletari. Ma poi alla fine è Max, l'unica brillante in un mondo di idioti o di sprovveduti, contro tutti: la cameriera russa sessualmente disinibita che viene licenziata per assumere Caroline, il cuoco anche russo sempre pronto a provarci, il direttore scemo che non conosce la lingua (pensate un po? E' coreano), l'ex-ragazzo oltre la soglia di cretineria, ma pronto a possedere anche una lavastoviglie e così via per ogni personaggio che incontra, Caroline compresa con cui sembra sul punto di chiudere alla fine di ogni episodio, e invece no.
Il luogo comune e il cliché vagamente razzista regnano sovrani, ma della scorrettezza politica e della travolgente forza comica di It's Always Sunny in Philadelphia non c'è che il ricordo: in 2 Broke Girls c'è tutto quello che pensavamo sepolto con le vecchie sitcom, ravvivato – secondo gli autori – con la scatologia e l'umorismo volgare. Prendete Laverne & Shirley, lo spin-off di Happy Days con due amiche operaie in una fabbrica di birra, ma soprattutto Alice, sitcom in cui le protagoniste cercavano di barcamenarsi tra le difficoltà della vita quotidiana lavorando come cameriere in un diner, appunto: prendetele e aggiungeteci la cacca di cavallo, che pare il leit-motiv comico, visto che la bizzarria delle protagoniste è di avere un cavallo nel giardino, al posto di un cane o un gatto.
Lo show è tutto qui, tra battute che sembrano uscite dai momenti peggiori di Samantha – quando in Sex & The City 2 sbraitava parolacce come un De Sica ad Abu Dhabi – e personaggi futili, (vogliamo parlare di Earl, vecchio dj nero che sembra una macchietta dei Jefferson?). Soffocando l'opportunità di parlare dei paradossi del “default” e della povertà (lo hanno fatto anche i Muppet, per spiegarla ai bambini), sprecando idee gustose come quella del sapore delle patatine indice di miseria, disperdendo il talento e la sensualità a stento trattenuta dall'uniforme di Kat Dennings, vero peccato mortale dello show. Che se non fosse per i richiami bambineschi e ossessivi a sesso ed escrementi sarebbe già pronto per il pre-serale di Italia 1.

(Pubblicato su The Cinema Show)  

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