In tempi in cui chiunque
e da qualunque pulpito parla di crisi, vengono in mente sacrosante
parole pronunciate da Lillo & Greg in Figlio mio, ovvero dritte
per svoltare: “C'è la crisi, c'è la crisi, ma tutti hanno per lo
meno due macchine”. O due cameriere, come nel caso del diner –
quei ristoranti molto cheap che sono più americani della Statua
della Libertà – in cui è ambientato 2 Broke Girls, la nuova serie
CBS creata da niente meno che dal Michael Patrick King di Sex &
The City e dalla stand-up comedian Whitney Cummings, protagonista e
autrice di un'altra sitcom del momento, l'omonima Whitney di NBC.
Le 2 ragazze al verde del
titolo sono Kat Dennings, giovane bomba sexy vagamente punkeggiante
(la ricercatrice di Thor o la Susan di Charlie Bartlett), e Beth
Behrs, biondina più ossuta di Barbie, ossia Max e Caroline,
cameriere che si conoscono per una circostanza sfortunata: Caroline
deve trovarsi un lavoro dopo che il ricchissimo padre è finito in
galera per una truffa piramidale e Max, oltre a ospitarla, deve
insegnarle a vivere il passaggio dalla ricchezza di Manhattan alla
povertà di Brooklyn, come dire da Gossip Girl a Shameless. Ma
ovviamente nessuno è maestro e nella vita, specie senza un soldo in
tasca, siamo tutti allievi.
Lo spunto di partenza
ricorda, oltre a molti altri, quello imbarazzante di Material Girls,
indecente filmetto delle sorelle Duff, ma grazie al cielo si va a
parare da altri parti, quelle di una situation comedy più
tradizionale, con tanto di risate fuori campo, che prova a raccontare
in modi più o meno contemporanei il lato ilare della crisi
economica. A essere sinceri è poco meno di un pretesto, visto che
non è una bancarotta a scatenare l'incontro ma uno schema Ponzi, un
reato comune in America da ben prima del crollo delle banche; ma poco
importa perché l'obiettivo della serie è quello di raccontare il
contesto sociale della povertà, dandogli precise coordinate
geografiche – almeno limitate a New York – e culturali, con lo
scontro tra Max e i ragazzi hipsters che si fingono poveri
nell'aspetto.
King e Cummings
descrivono tutta una serie di barriere, limiti sociali ed economici,
che i personaggi cercano di sondare e di infrangere finendo però per
finirci contro: ricchi contro poveri, bianchi contro
latino-americani, fighetti contro proletari. Ma poi alla fine è Max,
l'unica brillante in un mondo di idioti o di sprovveduti, contro
tutti: la cameriera russa sessualmente disinibita che viene
licenziata per assumere Caroline, il cuoco anche russo sempre pronto
a provarci, il direttore scemo che non conosce la lingua (pensate un
po? E' coreano), l'ex-ragazzo oltre la soglia di cretineria, ma
pronto a possedere anche una lavastoviglie e così via per ogni
personaggio che incontra, Caroline compresa con cui sembra sul punto
di chiudere alla fine di ogni episodio, e invece no.
Il luogo comune e il
cliché vagamente razzista regnano sovrani, ma della scorrettezza
politica e della travolgente forza comica di It's Always Sunny in
Philadelphia non c'è che il ricordo: in 2 Broke Girls c'è tutto
quello che pensavamo sepolto con le vecchie sitcom, ravvivato –
secondo gli autori – con la scatologia e l'umorismo volgare.
Prendete Laverne & Shirley, lo spin-off di Happy Days con due
amiche operaie in una fabbrica di birra, ma soprattutto Alice, sitcom
in cui le protagoniste cercavano di barcamenarsi tra le difficoltà
della vita quotidiana lavorando come cameriere in un diner, appunto:
prendetele e aggiungeteci la cacca di cavallo, che pare il leit-motiv
comico, visto che la bizzarria delle protagoniste è di avere un
cavallo nel giardino, al posto di un cane o un gatto.
Lo show è tutto qui, tra
battute che sembrano uscite dai momenti peggiori di Samantha –
quando in Sex & The City 2 sbraitava parolacce come un De Sica ad
Abu Dhabi – e personaggi futili, (vogliamo parlare di Earl, vecchio
dj nero che sembra una macchietta dei Jefferson?). Soffocando
l'opportunità di parlare dei paradossi del “default” e della
povertà (lo hanno fatto anche i Muppet, per spiegarla ai bambini),
sprecando idee gustose come quella del sapore delle patatine indice
di miseria, disperdendo il talento e la sensualità a stento
trattenuta dall'uniforme di Kat Dennings, vero peccato mortale dello
show. Che se non fosse per i richiami bambineschi e ossessivi a sesso
ed escrementi sarebbe già pronto per il pre-serale di Italia 1.
(Pubblicato su The Cinema Show)
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