E’ dura la vita dei poliziotti nelle serie gialle, ossia quelle
dove conta più chi ha commesso il delitto che come è stato commesso
(dalla Signora in giallo fino a Monk). Di solito sono dei bonari
incompetenti che hanno bisogno di un consulente esterno di solito
geniale, come lo scrittore di gialli in Castle, o paranormali come la
medium in - guarda caso - Medium, il quale risolve sempre da solo,
più o meno, i casi.
Shawn Spencer è un consulente un po’ sui generis, dato che cerca
di mescolare le varie caratteristiche dei consulenti: è un geniaccio
dalla memoria visiva prodigiosa, ma siccome nessuno gli crede fa
prima a fingersi sensitivo e a mettere su un’agenzia investigativa
col sodale - non proprio un fulmine di guerra - Gus. E insieme
riescono, non senza difficoltà, a entrare nelle grazie della
polizia, che non esita a chiamarli per risolvere casi inusuali,
spesso bislacchi. Ed è proprio il tono dei casi e quello con cui gli
investigatori li risolvono a segnare Psych, serie tra commedia e
crime creata nel 2006 da Steve Franks per la rete via cavo USA
Network, giunta in America alla sesta stagione. La stessa che arriva
in Italia dal 6 gennaio su Joi proprio mentre Rete 4 sta concludendo
la quinta, che contiene il gioiellino Una cittadina vecchio stampo,
che omaggia Twin Peaks nel ventennale della nascita recuperando molti
degli attori originali del cast.
Oltre alla rilettura in chiave spesso comica del classico whodunit
(chi è stato?), con tanto di indizi da ricordare e finali
mozzafiato, Psych si segnala per la costante sete di citazioni che
punteggia i suoi episodi: il primo episodio della nuova stagione,
dall’eloquente titolo originale Shawn Rescues Darth Vader è
centrato sul recupero di una statuetta del cattivo per eccellenza di
Star Wars, per proseguire con omaggi e riferimenti a Indiana Jones
(Indiana Shawn and the Temple of the Kinda Crappy, Rusty Old Sword),
Buffy l’ammazzavampiri (This Episode Sucks, con la partecipazione
di Kristy Swanson, la Buffy della prima versione cinematografica)
fino a Shining (Heeeeere’s Lassie). E anche le guest-star non
smentiscono l’impressione di una serie per cinefili, possibilmente
anche un po’ nerd, seguendo la tendenza che ha reso The Big Bang
Theory e Chuck dei successi.
Dal Malcolm McDowell di Arancia Meccanica a Cary Elwes (Robin Hood -
Un uomo in calzamaglia), dall’ex-Brandon Walsh Jason Priestley a
Danny Glover. Ospiti che sono sintomo di un successo continuo, che ha
reso USA Network la prima basic cable in America, grazie anche a
serie spassose come Duro a morire e White Collar. Ma oltre ai
riferimenti per appassionati, quello che rende divertente, se non
interessante, la serie è la struttura che ne fa una specie di
parodia di Dexter dalla parte dei buoni: come l’ematologo serial
killer, anche Shawn ha un rapporto curioso col padre - col quale si
ricongiunge faticosamente durante il corso della prima stagione - che
nei flashback con cui si apre ogni episodio gli insegna il proprio
codice, molto diverso da quello dei Morgan, essendo Mr.Spencer un
poliziotto.
E in ogni episodio, un tassello del “codice” di Shawn va a suo
posto, lasciando spazio a quello che è un vero e proprio buddy-show,
con i duetti tra Gus (interpretato da Dulé Hill, memorabile Charlie
Young in The West Wing) e Shawn (James Roday, che scrive e dirige
molti episodi della serie) a dare il giusto pepe a un giallo
abbastanza tradizionale, reso curioso solo dal tocco bizzarro di
alcuni casi.
E’ chiaro però che chi segue la serie non cerca trame
appassionanti, suspense e via dicendo, ma semplicemente un’ora di
risate e intrattenimento: e Franks garantisce il tutto grazie a
script briosi e un cast efficacissimo, tra cui vanno citati i
comprimari della squadra di polizia, come Timothy Omundson, alias
l’ineffabile Lassiter, oppure il granitico Corbin Bernsen, il
burbero padre di Shawn. Ingredienti per una serie che non cambierà
le vostre vite, ma di sicuro può renderle più serene. Dal 6 gennaio
provare per credere.
(Pubblicato su The Cinema Show)
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